I dati previsionali sull’inflazione sono assai preoccupanti per almeno due buone ragioni. La prima poiché il mantenimento sotto zero del dato statistico generale formalizza, se ce ne fosse bisogno, una forte contrazione dei consumi e quindi una situazione assai grave della nostra economia. La seconda preoccupazione è quella relativa al fatto che all’interno del dato generale si registra, anche da nostre rilevazioni, un aumento dal 5 al 9% dei prodotti ortofrutticoli ed in media di tutto il comparto alimentare del 3,5%. Ciò comporterà una ricaduta di circa 210 € annui nel costo della spesa alimentare che sappiamo essere soprattutto il carrello di spesa delle famiglie a basso reddito. Basterebbe citare quei milioni di cittadini in povertà assoluta, quelli con pensioni sociali e quel 61% di pensionati che sono sotto la soglia di 750 Euro mensili. Tutti questi redditi, con un tasso di inflazione sotto zero e che, per le norme date, non potranno usufruire neanche della perequazione, quale strumento di adeguamento delle loro basse entrate, vedranno il loro potere di acquisto scendere ulteriormente aumentando così un tasso di disuguaglianza già arrivato a un grado di non sopportabilità. Per tutto ciò si tratta quindi, da un lato mettere in campo una seria politica di investimenti per il lavoro e dall’altro trovare forme di sostegno per le famiglie a basso e bassissimo reddito – dichiara Rosario Trefiletti Presidente di Centro Consumatori Italia.